Del carcere si parla poco, si ha quasi paura di descrivere la vita come si svolge all’interno degli istituti. E questo atteggiamento contribuisce all’isolamento del mondo penitenziario. L’art.27 della Costituzione italiana, oltre a stabilire che la responsabilità penale è personale e che l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva, aggiunge che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Esiste inoltre la legge sull’ordinamento penitenziario che, nonostante i continui rimaneggiamenti, rappresenta l’unica speranza che il nostro Paese conservi la sua identità garantista.
Della vita in carcere, dei problemi che essa comporta e del modo in cui viene perseguita la funzione rieducativa della detenzione, si parlerà giovedì prossimo a Cagliari nell’evento formativo organizzato dall’Ordine dei giornalisti della Sardegna con l’Associazione “Socialismo, diritti, riforme ODV” dal titolo “La vita in carcere: informazione, pena, costituzione e diritto all’oblio”, che si svolgerà presso l’Istituto comprensivo Giusy Devinu, in via Meilogu 18, dalle 14.00 alle 17.00. I giornalisti partecipanti avranno diritto a cinque crediti formativi.
Il seminario intende avvicinare i giornalisti ad una realtà difficile, talvolta drammatica e agli aspetti deontologici connessi all’informazione su quanto avviene all’interno delle mura carcerarie.
Dopo l’introduzione di Francesco Birocchi, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna, interverranno il dott. Gianfranco Pala, ex direttore di vari istituti penitenziari (tra i quali Buoncammino, Uta e l’Asinara), il prof. Beppe Ennas, preside, responsabile CPIA (Centro provinciale di istruzione adulti) che organizza i corsi scolatisi nel carcere di Uta e la professoressa Maria Grazia Calligaris, volontaria in carcere, referente dell’Associazione “Socialismo, diritti e riforme”.